Scusate il ritardo, questo blog proprio non vuole farsi scrivere.
No, non è vero, si chiama pigrizia.
Devo ammetterlo, è un mio grosso difetto, quello di iniziare le cose e non finirle. Però, diciamocelo, questa cosa voglio assolutamente continuarla.
Sapete, ho tenuto un diario solo in tutta la vita, un quadernino di Lupo Alberto, alto un paio di centimetri. L'ho finito tutto, ho perseverato.
Come quando mi sono impuntata con una Fanfiction particolare, molto intricata. Comprai una Moleskina, e la riempii totalmente di date, appunti, piccoli scritti, schemi...
Insomma, rileggendola adesso, mi sento realmente soddisfatta.
E poi, se pensate che voglio cambiare vita, questa cosa del Blog ci sta, no?
Ho pensato molto a che argomento trattare oggi. Basandomi sulla vita di tutti i giorni, non ho avuto granchè di cui parlare, dato che ultimamente sono tappata in casa e non vedo nessuno.
Ma giusto l'altro ieri mi è stata data l'occasione che cercavo: uscire.
Partiamo dal presupposto che sono uscita con il bambino, che andavo ad un torneo di Magic, e che per una volta avevo deciso di vestirmi come piace a me.
Faceva un caldo così bestiale che credevo sarei esplosa da un momento all'altro, non si stava bene da nessuna parte, continuavo a spingere il passeggino sbuffando, sudando e sentendomi una perfetta idiota per aver cercato, una volta, di essere carina.
Finita la giornata, stressantissima, anche se divertente, dovevo giustamente tornare a casa. Io non ho una patente, non ho nessuno che mi accompagni in giro, in più con il bambino, sarei solo un peso. Così uso i mezzi pubblici. A sera ormai il piccolo dormiva, nel passeggino, ed io preferisco non svegliarlo quando si addormenta così: i bambini sanno essere veramente isterici quando dormono poco. Credete che qualcuno mi abbia aiutata a caricarlo sulla corriera? NO.
Al primo tentativo mi è scivolato il passeggino, sbregandomi una calza e facendomi pure male; al secondo ho rischiato di svegliare il piccolo. Mi sono arresa, ed ho preso il telefono, per chiamare il padre del bambino.
In tutto questo, dovete pensare a dove mi trovavo ed a che ora era. Ora di punta in una stazione delle corriere. C'era un pienone allucinante, ma nessuno si è fermato per aiutarmi, nessuno mi ha nemmeno chiesto se avevo bisogno di una mano.
C'è davvero tutta questa indifferenza, al mondo?
Voglio dire, mi vedevano benissimo. Notavo molte occhiate compassionevoli, molte divertite. Alcuni si sono addirittura fermati a guardare, neanche fossi un clown da strada.
Io mi domando come possiamo in una società che ci da tutto, che ci rende satolli di vita, ignorare qualcuno visibilmente in difficoltà. E non sto parlando di finti mendicanti, per i quali posso accettare dubbi e riserve, parlo di una persona realmente, ed attualmente in una situazione di difficoltà.
E se invece di dover caricare un passeggino sopra una corriera, avessi dovuto fuggire da un maniaco? A Udine ce ne sono, parecchi. Solo quel giorno ne ho incrociati quattro che cercavano di abbordarmi, e qualche giorno prima altrettanti ci hanno provato.
Abbiamo così poco rispetto della nostra gioventù?
Più la mia vita va avanti più sento il bisogno di creare qualcosa, qualsiasi cosa, in grado di sensibilizzare ed unire le persone.
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